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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Campagnatico

 

(Campagnatico)

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    CAMPAGNATICO (Campaniaticum) nella Valle dell’Ombrone senese. Piccola Terra, o piuttosto Castello capoluogo di Comunità, e di Potesteria, con pieve (S. Giovanni Batista) nella Diocesi e Compartimento di Grosseto.
    Risiede sulla sommità di un poggio fra la strada Regia grossetana e il fiume Ombrone che ne lambisce intorno la base da greco a libeccio, nel grado 28° 26’ 5” di longitudine e 42° 53’ di latitudine 14 miglia toscane a grecale di Grosseto, 22 a libeccio di Montalcino 34 a ostro di Siena, valutando le miglia toscane alla consueta misura fiorentina, alquanto più lunga del miglio senese. – Trovasi a una elevatezza di 480 braccia sopra il livello del Mediterraneo.
    Campagnatico sino dal secolo X era signoreggiato dai conti Aldobrandeschi di Sovana e di Grosseto, cui appartenere doveva quel marchese Lamberto figlio d’Ildebrando, il quale mentre risedeva nel suo castello di Valiano sull’Ombrone alienò, per atto pubblico del 18 aprile 973, all’Abazia di S. Salvadore sul Montamiata 45 fra corti e castelli situati, parte in Lombardia, e molti altri in Toscana, fra i quali Grosseto e Campagnatico.
    Tale cospicua alienazione di allodiali, in cui furono compresi immobili, bestiami, servi, aldi, aldiane, e tuttociò che faceva parte di stime vive e morte, pochi anni dopo fu redenta da Ermengarda di Ranieri vedova del marchese Lamberto. La quale donna con atto pubblico fatto in
    Lattaja, li 17 aprile 989, ricomprò per la stessa somma di diecimila lire i beni dal marito alienati. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte Amiat.)
    Mentre il marchese Lamberto disponeva dell’utile dominio della sua corte e castello di Campagnatico, nell’anno medesimo 973, e nello stesso mese di aprile, il conte Ridolfo, figlio del fu Gherardo Conte del Palazzo, risedendo nella torre di Lattaja testè nominata, comprava da altro possessore due pezzi di terra vignata nel distretto di Campagnatico. (
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    loca citata)
    In Campagnatico possedeva pure una tenuta o grancia la badia di S. Salvadore sul Montamiata, confermatagli da Corrado II con due privilegi del 1026 e 1037. Anche la Corte di Roma aveva qualche giurisdizione in Campagnatico, siccome lo si deduce dal registro Vaticano di Cencio Camarlingo. (MURAT.
    Ant. M. Aevi, T. V)
    Finora dei possessi territoriali. In quanto alla giurisdizione feudale, la storia restò muta per noi sino al secolo XIII.
    Il primo documento relativo a ciò, consiste in una deliberazione presa nel 1248 dai reggitori del Comune di Siena, ad oggetto di liberare dal pedaggio e da altre vessazioni, cui erano esposti, i Senesi, quante volte alla spicciolata passavano per Campagnatico. A dare effetto alla quale deliberazione furono destinate guardie lungo quella strada, e ridotti gli uomini di Campagnatico all’ubbidienza di un potestà senese. (ARCH. DIPL. SENES.)
    Fra i dominatori di Campagnatico eranvi in quella età due famiglie magnatizie della Maremma senese, una della dinastia Visconti di Campiglia in Val d’Orcia, l’altra degli Aldobrandeschi di Sovana e di S. Fiora.
    Apparteneva ai Visconti di Campiglia quel conte Ugolino, il quale dopo aperte ostilità per la mediazione degli Orvietani, nel 1257, fu riammesso in Campagnatico al possesso dei suoi diritti e giurisdizioni, con ingiunzione ai terrazzani di non alienare né di cedere cosa alcuna al conte preaccennato. – L’altro più famigerato nella storia è quel conte Omberto di Campagnatico, figlio del conte Guglielmo di S. Fiora, e condomino col cugino Conte Aldobrandino di Sovana; il quale Omberto con i suoi sgherri assaliva alla strada tutti gli amici della Repubblica senese, fra i quali nel 1256 alcuni ambasciatori, che tenne prigioni nella torre del suo castello, sino a che esso stesso, nel 1259, da alcuni nobili fuoriusciti di Siena, sotto mentite spoglie fratesche introdottisi nel
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    cassero, uccisero quel tiranno, che Dante figurò d’incontrare nel Purgatorio fra i superbi, mentre gli pose in bocca le seguenti parole:

    L’antico sangue e l’opere leggiadre
    De’ miei maggior mi fer sì arrogante
    Che non pensando alla comune madre,
    Ogn’uomo ebbi in dispetto tanto avante,
    Ch’io ne morii, come i Senesi sanno;
    E sallo in Campagnatico ogni fante.
    Io son Omberto: e non pur a me danno
    Superbia fè che tutti i miei consorti
    Ha ella tratto seco nel malanno
    .
    (PURGAT.
    Cant. XI)

    Fra i consorti di Omberto, oltre il conte Ugolino, altri magnati signoreggiavano in Campagnatico. Alle parole dell’Alighieri accresce fede una provvisione del potestà di Siena del 1270, mercè cui la Repubblica s’interpose a metter pace fra i terrieri e i varj condomini di Campagnatico.
    Era nel numero di questi signori un Donusdei di Lotteringo Tolomei per enfiteusi ottenuta dai monaci Vallombrosani di S. Mustiola a Torri. I quali, nel 1272, per la piccola retribuzione annua di una libbra di pepe, diedero a livello perpetuo la terza parte
    pro indiviso del castello, corte e territorio di Campagnatico. In vista di ciò, il dì 13 aprile del 1274, seguì la divisione, e si stabilirono i respettivi confini fra il nuovo feudatario Tolomei e i Visconti Pepone, Monaldo, Salinguerra ed altri compatroni di quel territorio.
    Nel 1282 (8 giugno) Donna Folchina vedova di Donusdei, più noto col nome di Deo Tolomei, come tutrice dei figli pupilli, vendè alla Repubblica di Siena 22 delle 30 parti di quel feudo per la somma di lire 10815, oltre il censo della libbra di pepe da pagarsi ai monaci di Torri. Ciò avvenne quasi nel tempo
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    stesso (27 giugno 1282) che il Comune di Campagnatico oppignorava alla stessa Repubblica la metà dei mulini e gualchiere poste sul fiume Ombrone per l’imprestito di 2000 lire.
    In questo stesso anno 1282 il Comune di Campagnatico accordò con i reggitori della Repubblica senese, di essere allirato nella somma di lire tremila di capitale e non più, a condizione di non imporre dazj e gabelle maggiori di quelle convenute, e obbligandosi per anni 15 di portare a Siena l’offerta di un cero di libbre 25, con altri patti.
    Nel 1296 (27 aprile) Tancredi figlio di Pepone Visconti col consenso del padre vendè al Comune di Siena otto parti di Campagnatico delle 30 già sopra indicate nei designati confini per il prezzo di lire 3400. – Lo stesso fecero poco dopo (26 aprile 1298) per la loro porzione Donna Mina di Guicciardo di Napoleone da Civitella, vedova di Niccola de’Visconti per la valuta di 1800 lire, e Donna Emilia vedova de’Salinguerra (21 novembre 1299) per lire 2000. – In conseguenza delle quali alienazioni i diritti e terreni posseduti dai vari Visconti e feudatari di Campagnatico furono nel giro di vent’anni acquistati tutti dalla Repubblica di Siena, alla quale toccò parimenti il padronato della pieve di quel castello. (ARCH. DIPL. SENES.)
    Nelli statuti di Campagnatico, scritti al tempo di Leone X, è fatta menzione di una fiera nel mese di settembre, del palio di lire 20 da recarsi a Siena a mezz’agosto, dei pascoli comunali, del numero e conservazione delle fonti di campagna per abbeverare i bestiami, dello spedale e dello spedalingo di S. Antonio Abate sulla via grossetana, degli operaj della pieve di S. Giovanni, e della chiesa parrocchiale di S. Maria, soppressa sul declinare del secolo XVIII.
    I ruderi della pieve vecchia e del suo cimitero sussistono tuttora in un effetto del signor Rossi
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    di Campagnatico alla base meridionale del poggio, e circa un miglio sotto il castello.
    Il castello di Campagnatico nel 1363 fu occupato dalla masnada capitanata da Niccolò di Montefeltro, la quale recò gravissimi danni allo Stato senese.
    Campagnatico, dopo la guerra che decise della sorte di Siena, seguì i destini della madre patria, e deteriorò sensibilmente le sue condizioni fisiche e morali, sino a che LEOPOLDO I acquistò, per rivendere ripartitamente agli inquilini con favorevoli condizioni, la estesissima fattoria dei nobili Cotoni, nel tempo che rindennizzava i terrieri del terzo e anco della metà delle spese fatte nella costruzione di nuove abitazioni, per le quali Campagnatico cangiò di aspetto e divenne una Terra più ridente e meglio fabbricata di quella parte di Maremma.
    Comunità di Campagnatico. – La Comunità di Campagnatico ha una superficie territoriale di 103647 quadrati, dei quali 3275 sono occupati da strade, da alvei di fiumi, torrenti e da altri corsi di acqua.
    Ha una popolazione permanente di 3136 individui, a ragione di 25 abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    La forma iconografica del suo distretto è tre volte maggiore nella lunghezza che nella larghezza. Quest’ultima nella direzione da levante a ponente è talmente angusta presso al suo centro che, verso Paganico, non oltrepassa le tre miglia, mentre la sua lunghezza si accosta alle 20 miglia.
    Confina con 9 Comunità. A levante tocca quella di Montalcino mediante il fiume Ombrone, dalla confluenza della Merse sino a bocca d’Orcia. Ivi subentra la Comunità di Cinigiano, con la quale si accompagna lungo l’Ombrone medesimo sino al confluente
    Melacce, rimontando il corso del quale torrente prosegue nella direzione da ponente a levante fino allo sbocco del Melacciole, dove per brevissimo tragitto tocca la Comunità di Arcidosso. Costà volgendo la fronte a scirocco varca il Melacce,
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    sale i poggi de’Melangoli e degli Scopeti, avendo a confine la Comunità di Scansano, con la quale si accompagna per il crine dei monti nel fosso Fronsina, e con esso entra nel torrente Trasubbie voltando la faccia a ostro per scendere lungo il torrente medesimo nel fiume Ombrone, dove lascia la Comunità di Scansano, e trova nella sinistra ripa quella di Grosseto.
    Con quest’ultima entra nel borro
    Siletto, quindi piegando a libeccio costeggia la via comunale che entra nella Regia grossetana all’osteria delle Capannelle, dove prosegue sul fianco meridionale di Montorsajo sino a che al colle di Finocchiaja presso Monte Leone subentra la Comunità di Roccastrada. Con quest’ultima presenta la faccia a maestro per entrare di conserva nel torrente Gretano, il cui corso rimonta sino al poggio di Selvapiana. Costà piegando verso settentrione lascia fuori il Gretano per varcare nel vallone del Lanzo che seconda per breve tragitto, quindi attraversa davanti al poggio del Casale di Pari, che oltrepassa per entrare in Val d’Aspra sul fianco orientale del monte di Belagajo, di dove scende nel torrente Farma. Ivi cessa la Comunità di Roccastrada, ed entra a confine quella di Monticiano, con la quale passa Petriolo, e di là per il torrente medesimo sbocca nel fiume Merse, dove subentra la Comunità di Murlo. Con essa fronteggia dal lato di grecale per il corto tragitto di un miglio, quanto è appunto la via che resta da percorrere al fiume Merse nel proprio alveo prima di vuotarsi nell’Ombrone; al cui sbocco la Comunità di Campagnatico ritorna a contatto con quella di Montalcino.
    Fra le strade rotabili che attraversano l’esteso territorio di questa Comunità contasi per prima la Regia grossetana, la quale percorre nel territorio di Campagnatico per
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    quasi 18 miglia toscane, a partire verso settentrione dal ponte di Petriolo sino alla Novelletta di là dall’osteria delle Capannelle, che trovasi circa 10 miglia innanzi di arrivare a Grosseto.
    È provinciale la via che si stacca dalla Regia grossetana all’albergo de’
    Cannicci per dirigersi dal lato di grecale alla confluenza dell’Orcia coll’Ombrone, e di là a Montalcino.
    Sono strade comunitative rotabili quelle che si staccano dalla Regia grossetana per andare a Mont’Orsajo, a Campagnatico, al Sasso di Maremma, a Civitella e a Pari.
    Da Campagnatico parte un braccio di strada rotabile per scendere alla pieve vecchia e alla barca dell’Ombrone.
    I fiumi che percorrono o lambiscono lo stesso territorio sono i già nominati Ombrone e Merse. Nel numero dei torrenti maggiori si contano, a settentrione la
    Farma, a ponente il Lanzo e il Gretano, a ostro il Trasubbie, e a levante il torrente delle Melacce.
    La contrada è coperta da una duplice diramazione di monti che intersecano la Valle inferiore dell’Ombrone, tanto a destra che a sinistra del fiume. Vengono dal lato di ponente i contrafforti che propagansi da Montieri, da Sassoforte e da Rocca Tederighi sino alla destra ripa dell’Ombrone, dove si associano e si confondono con i poggi che dall’opposta riva del fiume medesimo fanno corona e barbacane alla gran massa
    trachitica che emerge dalla cima del Monte Amiata.
    Fra i punti più elevati di tali diramazioni si distinguono, a ponente il
    Monte Leone e Mont’Orsajo; a settentrione il poggio di Belagajo e il varco all’osteria del Leccio presso Pari. Non è ancora nota l’altezza assoluta di Monte Leone e di Belagajo, l’ultimo dei quali supera tutti gli altri del territorio. Quelle segnalate dal chiarissimo astronomo P. Inghirami
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    sono, al poggio del Leccio che è a 713 braccia sopra il Mediterraneo, e sul Mont’Orsajo, preso dalla sommità del campanile, il quale trovasi a 677,7 braccia di elevatezza.
    La qualità e struttura fisica del terreno stratiforme compatto di questa Comunità presenta in generale tali caratteri, che sensibilmente lo distinguono da quello appartenente alla catena centrale dell’Appennino.
    Imperocché, tanto la linea dei monti che le fanno spalliera dal lato di settentrione, quanto quelli che attraversano nella direzione da maestro a levante-scirocco la Comunità di Campagnatico, appartengono a una calcarea di origine sedimentaria sì, ma in molte parti cellulosa, di una tessitura semigranosa, attraversata da frequenti filoni di spato candido e cristallino, o anche da vene di solfo e metallifere, come quelle che racchiudono ossidi e solfuri di manganese, di ferro, di rame o di qual sia altro minerale. Anche il macigno, che in molti luoghi alterna, e sovente ricuopre una simile calcarea, trovasi cangiato in steaschisto lucente, in roccia siliceo-calcarea, in petroselce o in diaspro. Nella qual formazione s’incontrano bene spesso intarsiati a larghe dimensioni depositi di una breccia calcarea di vario colore, cementata da un abbondante sugo quarzoso scaturito dalle viscere di quel terreno.
    Tali masse di origine sedimentaria mostrano pertanto di avere sofferto, non tanto una modificazione nei loro elementi, quanto nella loro struttura, nella irregolarità, contorsione e andamento dei loro strati, accadute in un’epoca posteriore a quella del loro primitivo consolidamento. È questa una delle tante misteriose operazioni della natura, di cui sarebbe ardire l’avventurarsi a spiegarne il mistero; come che sia lecito di congetturare essere state tali masse stratiformi sconvolte e alterate in conseguenza del sollevamento delle rocce plutoniane, le quali emersero per varj punti di trabocco, i di cui centri di azione non furono molto lungi dal distretto di Campagnatico.
    I gruppi più marcati di
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    una simile catastrofe si manifestano, dal lato orientale, nelle masse cristalline tifoniane del Mont’Amiata; a occidente-maestro nelle rocce serpentinose di Rocca Tederighi e di Sassofortino; a settentrione nei gabbri di Montautolo di Pari, e di Belagajo.
    E da queste rocce, iniettate da filoni solfureo-metallici, donde scaturiscono tanti vapori, tante acque termali. È costà dove si nascondono quelle vene metallifere di rame nativo, o carbonato o solforato: di ferro oligisto, magnetico, ossidato: di piombo argentifero, di manganese ossidato ecc. –
    Vedere MONTAUTOLO di PARI, MONTORSAJO e MINIERE della TOSCANA.
    L’agricoltura in questa Comunità languisce anzi che nò, e può dirsi stazionaria, ad eccezione di poche località prossime ai castelli meno disabitati; mentre la selva forte copriva per due terzi questo vasto distretto innanzi che le foreste vestite della pianta indigena delle nostre maremme (
    Quercus Suber) venissero con poca carità e minore economia atterrate per far potassa e dogherelle, senza aver fatto subentrare coltivazione che l’occhio, ma più l’interesse pubblico e privato soddisfacesse.
    I monti però di Belagajo e quelli del Leccio a settentrione; i poggi di Casenovole e di Mont’Antico a levante; e quello di Mont’Orasajo a ponente verdeggiano tuttora e sono generalmente ben vestiti di lecci, di cerri, di carpini, di scope arboree, di mortelle, di sondri e di albatri. Ma del loro frutto se ne giovano a sazietà i volatili e gli animali quadrupedi piuttosto che gli uomini per ritrarne carbone o legname, scoraggiti dalla mancanza di consumatori vicini, o dalla spesa per lontani trasporti.
    I poggi di Civitella si distinguono in mezzo a tanto deserto per la coltura dell’ulivo e della vite, piante che formavano un dì la ricchezza delle Maremme.
    Anche nei dintorni di Campagnatico migliorò la stato agrario dopo che la munificenza di
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    LEOPOLDO I ripartì fra molti piccoli possidenti del luogo un vasto spazio di terreno selvoso e incolto ridotto in seguito a domestico. Dopo che quei terrazzani sostituirono alla macchia vigorosi oliveti, campi sativi, e vigneti, si videro i dintorni di Campagnatico formare un imponente contrasto con la vicina deserta pianura di Paganico. Lo che può fare prova convincentissima e manifesta della differenza che passa fra un latifondo posseduto da un solo proprietario, cui basta decimare con la sementa triennale le vaste tenute, lasciando in abbandono due terzi e forse più di suolo per natura rigoglioso e ferace, di confronto ai maggiori prodotti di piccoli predj divisi fra molti possidenti e con diligenza dai proprj padroni diretti e coltivati.
    Le
    fide per i pascoli nelle buone stagioni costituiscono il maggiore prodotto dei possessori di boschi; e il bestiame grosso e minuto forma il ramo quasi unico delle loro entrate. Dissi, nelle buone stagioni, poiché se costà restano stazionarie le bestie bovine, cavalline e porcine, emigrano altronde da mezzo giugno a mezzo ottobre col gregge lanuto le persone avventizie, pastori, taglialegne, agricoltori, cacciatori e artigiani, i quali fuggono di costà come si fuggirebbe dalle più basse maremme. Ciò non ostante in Campagnatico, in Civitella, e in altri castelli situati nelle sommità dei poggi, l’aria non può dirsi per sé stessa maligna; comecchè Mont’Orsajo e Pari, rapporto a salubrità di clima abbiano la preferenza, sopra tutti gli altri paesi della stessa Comunità.
    La cacciagione costituisce un altro non dispregevole scopo di occupazione, di sollievo e di lucro agli abitanti stazionari e a quelli foranei che, da Lucca, da Pisa e da Fucecchio si diramano per le Maremme a procurare guadagno col selvaggiume, che in mezzo a tante macchie signoreggia e si propaga.
    I quadrupedi più infesti alle mandre sono i lupi, le faine e
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    le volpi. Il cignale, che è rimasto, dopo l’estirpazione degli orsi, il re delle selve maremmane, forma lo scopo di festose caccie collettizie fra gli abitanti di questa contrada, mentre isolatamente vanno in cerca delle lepri, dei caprioli, delle starne, quaglie e beccaccie, copiosissime fra loro, siccome lo è la caccia degli uccelli minori lasciata alla cura dei forestieri, i quali sogliono far uso dei lacci, del visco, e delle reti più che del fucile.
    Tra i favori accordati dal Gran Duca LEOPOLDO I fu quello di erigere presso l’antico cassero di Campagnatico un pretorio per stabilirvi un potestà, la cui giurisdizione civile non abbraccia che le popolazioni del capoluogo, di Mont’Orsajo e di Paganico; mentre Casenovole, Mont’antico, Civitella e Pari dipendono dal potestà di quest’ultimo castello.
    Per gli atti di polizia e per le cause criminali, l’uno e l’altro guisdicente dipende dal Vicario Regio di Grosseto, dove è la sua cancelleria Comunitativa, l’ufizio dell’Esazione del Registro, l’Ingegnere di Circondario, la Conservazione delle Ipoteche e la Ruota.
    La Comunità mantiene un medico in Campagnatico, un chirurgo in Mont’Orsajo, un medico a Civitella e un chirurgo in Pari. In tutti i suddetti vi è pure un maestro di scuole elementari.
    Non vi sono in Campagnatico fiere né mercati; solamente un mercato settimanale nel mese di marzo si tiene in Paganico per gli animali neri, e una qualche fiera annuale. –
    Vedere PAGANICO.
    Campagnatico nei secoli scorsi non ha fornito alla Repubblica letteraria alcun uomo distinto; e appena conta tra i suoi bravi un Vittorio da Campagnatico mediocre poeta latino, che pubblicò nel 1477, a Venezia, un poemetto sul gioco della pugna dei Senesi.

    POPOLAZIONE della Comunità di CAMPAGNATICO a tre epoche diverse.

    - nome del luogo: CAMPAGNATICO, titolo della chiesa: S. Giovanni Batista (Pieve) e annesso, diocesi cui appartiene: Grosseto, abitanti
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    del 1640: n° 503, abitanti del 1745: n° 288, abitanti del 1833: n° 880
    - nome del luogo: Casale di Pari, titolo della chiesa: S. Donato (idem), diocesi cui appartiene: Grosseto,
    abitanti del 1640: n° -, abitanti del 1745: n° 150, abitanti del 1833: n° 206
    - nome del luogo: Casenovole, titolo della chiesa: S. Giovanni Evangelista (P.), diocesi cui appartiene: Siena,
    abitanti del 1640: n° 127, abitanti del 1745: n° 96, abitanti del 1833: n° 130
    - nome del luogo: Civitella dell'Ardenghesca, titolo della chiesa: S. Maria in Monti (idem), diocesi cui appartiene: Siena,
    abitanti del 1640: n° 530, abitanti del 1745: n° 153, abitanti del 1833: n° 602
    - nome del luogo: Mont'Antico, titolo della chiesa: S. Tommaso (idem), diocesi cui appartiene: Siena,
    abitanti del 1640: n° 100, abitanti del 1745: n° 145, abitanti del 1833: n° 203
    - nome del luogo: Mont'Orsajo, titolo della chiesa: S. Cerbone (idem), diocesi cui appartiene: Grosseto,
    abitanti del 1640: n° 281, abitanti del 1745: n° 114, abitanti del 1833: n° 265
    - nome del luogo: Paganico, titolo della chiesa: S. Michele (idem), diocesi cui appartiene: Siena,
    abitanti del 1640: n° 391, abitanti del 1745: n° 84, abitanti del 1833: n° 238
    - nome del luogo: Pari, titolo della chiesa: S. Biagio (idem), diocesi cui appartiene: Siena,
    abitanti del 1640: n° 523, abitanti del 1745: n° 463, abitanti del 1833: n° 605

    - Totale
    abitanti del 1640: n° 2455
    - Totale
    abitanti del 1745: n° 1493
    - Totale
    abitanti del 1833: n° 3129

    Frazione di popolazione la cui chiesa appartiene
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    ad altra Comunità

    - nome del luogo: Cana, titolo della chiesa: S. Martino (Pieve), Comunità nella quale è situata: Rocca Albegna, abitanti del 1833: n° 7

    -
    Popolazione totale nell'anno 1833: n° 3136

    CAMPAGNATICO nella Valle dell' Ombrone sanese. – Si aggiunga. – Vari istrumenti relativi ai conti Aldobrandeschi del ramo di Santa Fiora, cui nelle divise dell’11 dicembre 1274 toccò il Castello e corte di
    Campagnatico, rammentano cotesto possesso; fra i quali è da citarsi una membrana dell' Arch. Dipl. Fior. del 12 marzo 1256 perché ci scopre quel conte Umberto figlio che fu del conte Guglielmo degli Aldobrandeschi di Soana e fratello di un conte Ildebrando. Egli era probabilmente quel con-te Umberto ucciso in Campagnatico nel 1259, cui appellava il divino Alighieri allorché cantò di lui:

    Io fui Latino e nato da un gran Tosco
    Guglielmo Aldobrandesco fu mio Padre
    (PURGAT. Canto XI.)

    Rispetto ai discendenti degli Aldobrandeschi di Santa Fiora l'
    Arch. Dipl. Fior. conserva una pergamena della Badia Amiatina scritta lì 8 gennaio del l'anno 1291 con la quale un altro Conte Umberto figli del fu Conte Ildebrandino di Santa Fiora, nipote, io penso, del Conte Umberto di Campagnatico, stando nel suo cassero di Arcidosso fece quietanza per la vendita della sua sesta parte de' paschi di Collecchi nella Maremma Orbetellana.
    Anco il Manni nell'illustrazione di un sigillo del Comune di Soana (Volume XII. 8) riporta l'estratto di alcuni istrumenti relativi ad un Conte Ridolfo figlio del fu Conte Ildebrando, il quale offrì alla Badia Amiatina beni posti nel piviere di S. Giovanni a Campagnatico. Figlio, se non nipote del suddetto Conte Rodolfo, comparisce altro conte Enrico, il quale donò alla Badia sud detta quella porzione del
    Castello e corte di Campagnatico che gli
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    apparteneva.
    La potesteria di Campagnatico fu soppressa dalla legge del 2 agosto 1838 e la sua giurisdizione riunita al vicariato regi di Roccastrada, meno il popolo di Mont’Orsajo che fu aggregato alla giurisdizione civile del vicariato di Grosseto. – Anche la sua cancelleria Commutativa fu traslocata a Roccastrada.
    Nel 1833 la popolazione della Comunità d Campagnatico ammontava a 3316 abitanti nel 1845 noverava 3417 individui, cioè:

    CAMPAGNATICO,
    Abitanti N.° 994
    Casal di Pari (
    porzione), Abitanti N.° 230
    Casenovole,
    Abitanti N.° 156
    Monte Antico,
    Abitanti N.° 210
    Montorsajo,
    Abitanti N.° 248
    Monti di Civitella,
    Abitanti N.° 568
    Paganico,
    Abitanti N.° 240
    Pari (
    porzione), Abitanti N.° 747

    Annessi

    Cana; da Rocca Albegna, Abitanti N.° 14
    Santo; da Monticiano,
    Abitanti N.° 10
    TOTALE
    Abitanti N.° 3417
Localizzazione
ID: 767
N. scheda: 9460
Volume: 1; 6S
Pagina: 406 - 411; 40 - 41
Riferimenti: 49490
Toponimo IGM: Campagnatico
Comune: CAMPAGNATICO
Provincia: GR
Quadrante IGM: 128-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1685733, 4750291
WGS 1984: 11.27517, 42.88419
UTM (32N): 685796, 4750465
Denominazione: Campagnatico
Popolo: S. Giovanni Battista a Campagnatico
Piviere: S. Giovanni Battista a Campagnatico
Comunità: Campagnatico
Giurisdizione: Campagnatico
Diocesi: Grosseto
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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