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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Scarlino

 

(Scarlino)

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    SCARLINO (Scharlinum) nella Maremma grossetana. Castello con chiesa plebana (S. Martino) già capoluogo insieme con Buriano di una Comunità del Principato di Piombino, attualmente incorporata, una parte a quella di Castiglione della Pescaja, e l’altra parte ai distretti comunitativi di Massa Marittima e di Gavorrano, dal quale ultimo paese Scarlino dista circa tre miglia toscane a libeccio.
    Risiede sul fianco occidentale de'poggi che dirigonsi da Gavorrano verso libeccio fra il
    Pian d’Alrna e il padule di Scarlino, tre miglia toscane a grecale dello scalo di Portiglione e appena due miglia toscane a levante del suo padule.
    Le memorie del Castello di Scarlino risalgono per lo meno al secolo X trovandosi nominato in un istrumento del 18 aprile 973, di cui si conserva copia originale fra le pergamene dell’Arch. Dipl. Fior. ivi pervenute dalla badia di S. Salvatore nel Monte Amiata; col quale istrumento un marchese Lamberto figlio del fu March. Ildebrando, e marito di Ermengarda figlia del C. Ranieri oppignorò per diecimila lire 45 corti ch'egli possedeva nella Toscana e nella Lombardia, fra le quali eravi una corte in
    Alma, una in Scarlino ed una in Buriano.
    Mi resta però a sapere chi fosse quel marchese Lamberto che si dichiarava figlio di altro March. Ildebrando, ed in qual modo il territorio e giurisdizione di Scarlino passasse più tardi nei conti di Prato e di Mangona, mentre a uno di questi, il C. Alberto figlio di altro C. Alberto, é diretto un diploma da Pavia dell' Imp. Federigo I sotto di 9 ag. del 1164, mercè cui, a tenore delle determinazioni prese in Roncaglia quel sovrano restituì al conte Alberto di Prato e di Mangona per sè e per i suoi legittimi eredi tutti i feudi posseduti dal conte Alberto di lui avo innanzi
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    che fossero stati da esso lui alienati. Fra i feudi restituiti al nipote leggesi in quel diploma anche il Cast. di Scarlino con la sua giurisdizione, e ciò nel tempo medesimo in cui gli abitanti di cotesto paese dipendevano nel politico dal Comune di Pisa, siccome apparisce da altro privilegio accordato ai Pisani tre anni prima (1161), dallo stesso Federigo I, confermato successivamente da Arrigo VI, Ottone IV, Federigo II e Carlo IV; e siccome meglio resulta dal Breve, o Statuto del Comune Pisano.
    Arroge qualmente per istrumento del 2 ottobre dell'anno 1108 tre fedeli donarono alla mensa vescovile di S. Lorenzo a Roselle, alla quale presedeva il vescovo Ildebrando, la metà del castello di Scarlino con la metà di una sua corte, compresovi il
    Padule, nel modo che aveva disposto per atto di ultima volontà Ranieri dei fu conte Guillccione loro signore. Il qual castello di Scarlino nella stessa carta dichiarasi essere pervenuto al Conte Ranieri del fu Guillicione per compra che il di lui padre fece dalla contessa Matilda, allora governatrice della Toscana. – (Ughelli, Ital. Sacr. in Episc, Grosset.)
    E qui cade il destro di rammentare due altri istrumenti, il primo de'quali scritto in Pisa li 22 gennajo del 1171, già citato all' Art. Santa-Fiora (Vol. V pag. 146), poichè dal medesimo si ha la notizia che una figlia dei C. Alberto, sorella del conte privilegiato da Federigo I, erasi maritata ad un Ildebrandino di Soana conte Palatino di Toscana e capo di tutta la
    famiglia Aldobrandesca.
    Il secondo è una bolla concistoriale del Pont. Clemente III diretta dal Laterano li 12 aprile dell' anno 1188 a Gualfredo Vesc. grossetano ed ai suoi successori, ai quali confermò, fra gli altri privilegj e diritti di baronia,
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    anche la quarta parte del Cast. di Scarlino con le sue chiese di Lodenne, di Carelle e respettivi distretti, più la quarta parte dello Stagno e del Porto di Scarlino.
    Frattanto nella concessione fatta nel 1164 dall’Imp Federigo I al C. Alberto di Prato e di Mangona, e conseguentemente cognato del conte Ildebrandino di Soana, non trovasi menzione alcuna della donazione precedente, cioé del 2 ott. 1108, al Vesc. Ildebrando per la sua mensa vescovile di Roselle. Comunque sia l'atto di divise, concluso nel di 24 febb. del 1209, fra il conte Maghinardo ed il conte Rainaldo fratelli e figli del primo letto del fu conte Alberto prenominato, non lascia dubbio che il dominio feudale di Scarlino si conservasse anche nei figli del C. Alberto privilegiato da Federigo I, mercé cui toccò di parte al C. Rainaldo; fra gli altri castelli della Maremma, Monte Rotondo, Gavorrano e Scarlino.
    Vedere GAVORRANO e MONTE ROTONDO, ai quali Art. fu citato un breve del Pont, Onorio III del febb. 1227 esistente fra le carte della città di Massa, ora nell'Arch, delle Riformag. di Siena, quando vennero incaricati tre delegati apostolici per esaminare e decidere una lite fra i conti Gherardo e Guelfo della Gherardesca ed i cavalieri Gerosolimitani di Pisa da una parte, ed il C. Rainaldo che ivi s'intitola conte di Scarlino dall'altra parte, a cagione delle doti e di altri diritti di pertinenza di donna Subilia moglie che fu del C. Ugolino nato dal conte Alberto e fratello del C. Rainaldo prenominato. Quindi nel 29 maggio dell'anno stesso 1227 i giudici delegati pronunziarono sentenza in Siena, colla quale fu deciso, che i cavalieri Gerosolimitani di Pisa entrassero al possesso della metà del castello di Scarlino. (loc. cit.)
    Appartiene allo stesso archivio altra posteriore sentenza del 23 aprile
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    1231, mercé cui uno dei delegati apostolici, nella continuazione della lite stessa, condannò il conte Rainaldo in lire 110 come debitore allo spedale de'cavalieri Gerosolimitani di Pisa per conto di doti, di morgincap, ossia di antefatto, e di altre ragioni spettanti a donna Subilia vedova del fu C. Ugolino fratello del prelato C. Rainaldo. – Ved, Gavorrano e Monte-Rotondo in Val-di Cornia. – (Arch. Dipl. Sen. Carte della Com. di Massa).
    Come andasse a terminare cotesta lite e se per quelle due sentenze il C. Rainaldo restasse spogliato effettivamente della metà del castello di Scarlino, la storia e le carte da me vedute non lo accennano. Bensì nell'Arch. Dipl. Sen. ( Kaleffo vecchio n. 355) esiste un’atto di rinunzia fatto nel 1241 dal sindaco del Cast. di Scarlino in mano del potestà di Siena per ogni azione che il suo Comune aveva contro quello di Siena a motivo di un imprestito di 50 fiorini d’oro.
    Contuttociò i figli ed eredi del C. Rainaldo di Monte Rotondo conservarono dei diritti e beni sopra Scarlino; al qual fatto servirebbe di appoggio un atto pubblico del 17 marzo 1257 rogato in Scarlino, allorché dorma Maria figlia del fu C. Rainaldo donava ad un di lei fratello per nome
    Arcivescovo le sue ragioni ereditarie che aveva ne' castelli e corti di Scarlino, di Monte Rotondo e della Terra di Colle.
    Altro documento del 23 aprile 1291 raggirasi sull’ elezione di un sindaco fatta dal Comune di Scarlino, affine di persuadere i Massetani che fa tregua Stabilita fra cotesti due popoli sarebbe stata sanzionata dagli Anziani di Pisa, dalla quale repubblica gli Scarlinesi dipendevano.
    Alla stessa città e governo di Pisa Scarlino col suo territorio si mantenne soggetto fino a che nel 1398 fu distaccato dal dominio di quella per cederlo
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    con titolo di signoria a Gherardo d’ Appiano, ai suoi figliuoli ed eredi insieme con Piombino, Buriano, Suvereto, l'Abbadia al Fango, l’ Isola dell'Elba, ecc, e ciò sino alla nostra età, quando, cioè, il Principato di Piombino, per effetto del trattato di Vienna del 1814 fu riunito al Granducato di Toscana.
    In tutto cotesto intervallo però Scarlino non conta avvenimento alcuno di qualche clamore meno quello accaduto costà nel 1554, quando lo Strozzi priore di Capua, fratello di Piero comandante generale delle truppe Gallo Senesi alla difesa di Siena, dopo aver fortificato Port'Ercole e fatte imbarcare cinque compagnie di fanti sopra tre galere, corse per la via di mare ad assalire improvvisamente il Castello di Scartino guardato appena da una compagnia di soldati. Ed avendo il priore anzidetto ordinato che si smontassero in terra dalle galere oltre i soldati tre cannoni per espugnare Scarlino, nel tempo che egli andava esaminando intorno il modo di batterlo, scoperto lo Strozzi dagli Scarlinesi che erano sulle mura, fu colpito da una archibusata nei fianco, per cui riportato nella galera poche ore
    dipoi morì in Castiglione della Pescaja. – (AMMIR. Stor. Fior. Lib. XXXIV.)
    Sotto l’ attual governo la Comunità di Scarlino, meno Buriano, fu per la maggior parte riunita alla Comunità di Gavorrano, senza il
    padule e la pianura verso Follonica, che fu data alla Comunità di Massa Marittima. Rispetto poi alla giurisdizione spirituale, il popolo di Scarlino con il suo distretto fino al fiumicello Alma conservasi sotto il diocesano di Grosseto, già di Roselle. Che anzi all'Articolo MORRANO (PIEVE DI), una delle antichissime battesimali della diocesi di Roselle, sospettai che quella pieve da gran tempo distrutta, sotto l’ invocazione di S. Donato, potesse riferire alla chiesa e canonica di S. Donato presso
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    Scarlino, la quale trovasi rammentata nella bolla concessa nel 1188 dal Pontefice Clemente III al vescovo di Grosseto, stata di Sopra citata.
    A congettura si fatta mi spingevano le espressioni di quella bolla, nella quale dopo essere rammentate le decime del
    Castel di Scarlino, il Pontefice soggiunge; et quicquid juris habes in predica canonica (ejusdem Castri), et Ecclesiam S. Donati cum possessionibus suis, quae Episcopatu tuo proprie spectant., ecc.
    La pieve attuale di Scarlino dedicata a S. Martino nel 1833 contava 528 abitanti.

Localizzazione
ID: 3837
N. scheda: 47470
Volume: 4; 5
Pagina: 19; 216 - 218
Riferimenti: 35251, 47480
Toponimo IGM: Scarlino
Comune: SCARLINO
Provincia: GR
Quadrante IGM: 127-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1651272, 4752183
WGS 1984: 10.85393, 42.90883
UTM (32N): 651335, 4752357
Denominazione: Scarlino
Popolo: S. Martino in S. Donato a Scarlino
Piviere: S. Martino in S. Donato a Scarlino
Comunità: (Scarlino e Buriano) - Gavorrano
Giurisdizione: Gavorrano
Diocesi: Grosseto
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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