REPETTI ON-LINE

Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

cerca... .

Monte Rotondo, Monte Ritondo, Monterotondo - Cave di Marmi - Corte

 

(Monterotondo Marittimo)

  •   pag. 1 di 9
    CORTE in Val di Cornia. A due tenute, una delle quali comprese nel territorio e Giurisdizione di Monterotondo, l’altra nella parrocchia di S. Maria del Frassine, è restato il nome di Corte; entrambe situate e comprese, nella Comunità e Diocesi di Massa Marittima, Compartimento di Grosseto.
    Sono di quelle corti, ossia distretti di tanti piccoli castelli esistiti nel medio evo nella Val di Cornia, fra i quali si contano nel distretto di Monte Rotondo e nel popolo di S. Maria del Frassine le corti che furono di
    Castiglion Bernardi, di Vecchiena, di CORNIA, ec.

    MONTE ROTONDO, e MONTE RITONDO (
    Mons Ritundus) in Val di Cornia. – Terra, già castello forte, stato residenza di un ramo de’conti Alberti, poi capoluogo di Comunità e di Giurisdizione con chiesa prepositura (S. Lorenzo) cui furono raccomandate le popolazioni de’due castelli distrutti, Rocchetta e Cugnano, attualmente compresa nella Comunità Giurisdizione e circa 10 miglia a settentrione-maestro di Massa Marittima, Diocesi però di Volterra, Compartimento di Grosseto.
    Siede Monte Rotondo sul ripiano di un poggio che fa parte di quelli che s’inoltrano dal Monte di Mare fra il torrente
    Milia e il fiume Cornia, dal lato di levante.
    Dalle memorie superstiti apparisce, che in Monte Rotondo sino dal sec. XII ebbero signoria e residenza i conti Alberti, conforme comprendesi da un privilegio di Federigo I del 1163, col quale l’Imperatore ricevè sotto la sua protezione il Conte Alberto di Prato, appellato
    Nontigiova, con tutte le sue castella, popolazioni e giurisdizioni, fra le quali molti paesi della Maremma Massetana. – Lo prova sempre meglio l’atto di divisione in data di Licignano in Val di Pesa, del 22 febbrajo 1208, fra due fratelli, il Conte Maghinardo ed il Conte Rainaldo figli del fu conte Alberto di
  •    pag. 2 di 9
    Prato, ed al quale atto nel di 14 del mese successivo, stando nel Castello di Monte Rotondo, prestò il consenso donna Bellafanta moglie del Conte Maghinardo del fu Conte Alberto nelle forme volute delle leggi.
    Cotesto documento ne avvisa, che i beni e i castelli toccati ai prenominati due figli del primo letto del Conte Alberto e della contessa Imilia si estendevano per una direzione da Poggibonsi fino a Suvereto in Maremma, e per l’altro lato dal fiume Virginio che scende da S. Pietro in Bosolo in Pesa sino all’Arno. In quanto ai luoghi di Maremma in detto istrumento comprendonsi i seguenti:
    da Tricasi fino a Prata, e da Tricasi fino a Suvereto con tutti i diritti e beni che quei conti possedevano nei castelli e distretti di Elci, di Castelnuovo, di Bruciano, di Monte Ritondo, e del Castello di Cornia.
    Giova inoltre aggiungere la seguente promessa in quell’atto di divisioue espressa, cioè; che se il Conte Ugolino del Conte Alberto fratello dei due Conti prenominati, o alcuna delle loro sorelle (fra le quali una era maritata al conte Ildebrandino di S. Fiora) in seguito avesse fatto donazione de’beni al sopradetto Conte Maghinardo, questi doveva farne parte e dividerli con il conte Rainaldo di lui fratello; il quale ultimo dal canto suo con quest’atto rinunziava al fratello Maghinardo le sue ragioni sopra tutte le cose che per paterna e avita eredità potevano appartenergli, od essere da lui pretese nella seguente contrada; cioè, da Firenze a Montagnana in Val di Pesa e da Poggio Bonizzi (Poggibonsi) fino a Montignoso del Volterrano.
    Nel giorno 24 febbrajo del 1208 (stile fiorentino) fu pronunziato in Licignano di Vai di Pesa un lodo dagli arbitri Ildebrandino di Castelvecchio, e Ranieri di Montesperoali, col quale
  •    pag. 3 di 9
    furono repartite le respettive possessioni e castelli fra i due fratelli Conte Maghinardo e Conte Rainaldo figli del primo letto del Conte Alberto, egualmente che i debiti fatti dal padre e da un loro fratello appellato Guido, obbligandosi a ciò anche le respettive mogli e Alberto figlio del Conte Maghinardo, sottoscritto con gli altri al lodo, presenti otto testimoni, fra i quali un Arrigo di Capraja e un Corsino da Gangalandi. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Ospedale di Bonifazio, e della Comunità di Massa).
    La vicinanza della città di Massa il cui distretto era a confine col territorio di Monte Rotondo non poteva far a meno d’influire sopra questo castello e su chi lo dominava. Infatti non era corso un anno dalla divisione preaccennata, che il Conte Rainaldo nell’atto di costituirsi cittadino Massetano, prometteva di abitare due mesi dell’anno in essa città, di stare unito in pace e in guerra con i consoli della medesima e di far fazione per essa con le sue masnade, ma ciò che più valeva, di pagare a titolo di accomandigia per il suo castello di Monte Rotondo un annuo censo consistente in un cero di libbre 12 e una lira di argento, ecc.
    Infatti che il conte di Monte Rotondo comprasse casa in Massa per abitarvi un determinato tempo dell’anno lo prova un istrumento del 19 dicembre 1227 fatto in detta città nella casa del Conte Rainaldo. –
    Vedere MASSA. MARITTIMA.
    Già fino del 2 aprile 1220 il conte medesimo aveva acquistato in compra per lire 120 da Gionata abate del monastero di Monteverdi i beni che la stessa badia possedeva in Monte Rotondo e in Castel Petroso, beni che furono rammentati in una bolla del 1176 spedita dal Pontefice Alessandro III a favore dell’abazia di S. Pietro a
    Palazzuolo
  •    pag. 4 di 9
    , ossia a Monteverdi.
    In questo frattempo essendosi rappacificati il Comune e il Vescovo di Massa, per istrumento del gennajo 1220 i consoli di detta città si obbligarono restituire al vescovo il Castello di Valli che avevano pignorato al Conte Rainaldo di Monte Rotondo. Il qua1 conte durante la guerra fra i Pisani e i Massetani sembra che dovesse sottomettersi al Comune di Volterra, non tanto a cagione di Castelnuovo di Val di Cecina da esso lui venduto nel 13 maggio 1213 per lire mille alla Comunità di Volterra, insieme col suo distretto e giurisdizioni, ma ancora per i castelli di Elci e di Monte Rotondo, nel modo che risulta dai rogiti fatti nei castelli medesimi, sotto di 24 maggio 1213. – (
    Loc. cit. Carte della Comunità di Volterra.).
    In conseguenza di un breve del Pontefice Onorio III, diretto li 29 febbrajo 1227 al priore di S. Martino di Siena, al proposto Ugone, e a Buono canonico di quella cattedrale, fu decisa una controversia fra Gherardo conte di Donoratico e Guelfo conte di Settimo, entrambi della casa Gherardesca da una parte, e il Conte Rainaldo conte di Scarlino per l’altra parte, a cagione di doti e donazioni ricevute
    propter nuptias da donna Sibilia lasciata vedova dal fu conte Ugolino fratello del Conte Rainaldo suddetto. Quindi nel 29 maggio dell’anno stesso 1227 gli arbitri prenominati, stando nel chiostro dei canonici di Siena condannarano in contumacia il Conte Rainaldo con arbitrio al sindaco dello spedale de’Cavalieri Gerosolimitani di Pisa di prendere il possesso della metà del Castello di Scarlino.
    La qual sentenza peraltro non potè così facilmente eseguirsi in un paese dominato dal Conte Rainaldo, il quale per istrumento, rogato li 26 agosto 1228 nel cassero di Monterotondo, elesse in suo procuratore messer Guidetto giurisperito, perchè lo difendesse nella
  •    pag. 5 di 9
    lite che aveva con Alberto Conte di Campiglia ed altri consorti, mentre agitavasi la stessa causa davanti tre canonici di Volterra a ciò nuovamente delegati dal Pontefice.
    Finalmente un altro lodo fu pronunciato in Pisa nel 22 aprile 1231 dal priore di S.
    Pietro ad Vincula eletto in arbitro dal conte Rainaldo da una parte, e da frate Bonagiunta sindaco dello spedale de’Freri di S. Giovanni in Gerusalemme della città di Pisa dall’altra parte, per conto delle doti, ragioni, antifati e donazioni a causa di nozze di donna Sibilia moglie che fu del Conte Ugolino da Scarlino, col qua1 lodo fu condannato il Conte Rainaldo predetto in lire 110 di moneta pisana. – (loc. cit. Carte della Comunità di Massa).
    La numerosa, figliuolanza che lasciò da più mogli il conte Rainaldo fu cagione che dopo la morte di lui si accendessero varie liti per l’eredità e giurisdizione divisa di Monte Rotondo e di altre castella di sua giurisdizione in Maremma. Non parlerò di una vertenza insorta nell’agosto del 1242 e tenninata nel maggio del l243 fra il Comune di Volterra e i due fratelli Ruggero Gottifredo e Guido Alberto figli del Conte Rainaldo di Monte Rotondo per il loro feudo di Lustignano; ma rammenterò piuttosto una cessione per atto pubblico fatta nel 22 giugno 1246 dai due conti medesimi in favore de’
    consoli imperiali, di tutte le giurisdizioni, servigi, dazi e consuetudini alle quali era tenuto il Comune di Monte Rotondo in favore de’Conti Alberti, riducendo il tutto all’obbligo di pagare un annuo censo di lire 150.
    All’
    Articolo MASSA MARITTIMA (Vol. III pag. 145) accennai vari documenti relativi alle vendite fatte dai figli del Conte Rainaldo delle loro porzioni di Monte Rotondo a1 Comune di Massa. Ma fra i tanti signorotti stati padroni di Monte Rotondo
  •    pag. 6 di 9
    la storia ce ne fornisce un altro sullo spirare del secolo XIII.
    È una rappresentanza esibita al Pontefice Bonifazio VIII da Gano di Ruggero, che si qualifica
    Signore di Monterotondo, nella quale si esponeva a Sua Santità, qualmente il detto Gano era padrone del Castello, e che quel popolo bramava riconoscerlo per tale, quando Bonifazio VIII con breve del 14 dicembre 1298 commise la cognizione di questa causa a messer Giunta arcidiacono della cattedrale di Volterra. – Sennonchè a questa misura di politica giurisdizione sopra un paese fuori dello Stato pontificio il Comune di Monte Rotondo si, oppose, facendo intendere che il loro paese essendo del distretto giurisdizionale di Massa, niun giudice ecclesiastico poteva conoscere e trattare la causa predetta, perchè il Papa non era padrone di Monte rotondo, nè delle cose temporali dell’Impero, e perchè come sudditi di Massa gli uomini di Monterotondo non potevano esser chiamati davanti ad altro foro. – (loc. cit. Carte della Comunità di Massa).
    Da queIl’epoca in poi il Castello col distretto di Monte Rotondo fece costantemente parte della giurisdizione politica di Massa, cui furono venduti in varii tempi dai loro respettivi signori le miniere di Cugnano, il territorio o bandita di
    Tricasi, quello della Rocchetta ed altri luoghi del territorio attuale di Monte Rotondo. Infatti i suoi abitanti nell’agosto del 1334, dopo cessata la guerra fra i Pisani, e i Sanesi, giurarono fedeltà e ubbidienza al Comune di Massa, di cui Monte Rotondo seguì i posteriori destini.
    Entrambi i paesi dipendevano dalla Signoria dei Dodici di Siena quando nel 1371, essendo insorta controversia in materia di confini tra i Comuni di Monte Rotondo e del Sasso, i commissari eletti dal governo sanese e da quello di Volterra, nel giorno 10 luglio 1373,
  •    pag. 7 di 9
    stando presso Monte Rotondo in luogo detto Acquavivola, pronunziarono un lodo, col quale si terminò ogni vertenza su tale rapporto. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comunità di Volterra. – DEI, Cronica Sanese).
    Nel 1399 fu riedificata la rocca di Monte Rotondo, essendovi deputato un tal Barna di Torino. Nel principio del secolo XV vi risedeva un vicario sanese di prima classe, quando questa contrada era divenuta una dipendenza di quella capitale; e insieme con essa
    il popolo di Monterotondo nel 1554, dopo avere fatto una corggiosa difesa contro gli attacchi delle truppe austro-ispano-medicee, restò vinto, fu messo a fil di spada, e le case vennero arse o derubate. Quindi il Comune di Monte Rotondo si sottomesse alla monarchia
    di Firenze per atto pubblico del 7 dicembre 1554.
    Il Targioni nei suoi Viaggi rammenta il sigillo di questo Comune rappresentato da un leone rampante, fra le gambe del quale si vede un monte.
    Il medesimo scrittore nella stessa opera trattò espressamente del territorio di Monterotondo, delle sue boscaglie, degli animali che vi abitavano, dei minerali di cui è doviziosa la contrada, dei suoi numerosi lagoni di vetriolo, delle allumiere di Monte Leo; e in questo Articolo a lungo s’intrattenne per descrivere quelle cave e le particolarità da esso lui osservate nella confezione dell’allume, e cose simili, sicchè egli consacrò quasi intiero il volume VII al Viaggio da esso fatto a Monte Rotondo nell’inverno del 1745.
    Ma nel lungo periodo di 95 anni, che sono decorsi d’allora a oggi, le condizioni fisiche, industriali, agrarie ed economiche della contrada in discorso cangiarono visibilmente in meglio, mercè i saggi provvedimenti del governo e la cooperazione efficace di quegl’abitanti. Avvegnachè se restarono finora inoperose le miniere di rame a Cugnano e quelle di allume a Monte Leo, altronde si
  •    pag. 8 di 9
    attivarono con profitto nuove industrie mediante i numerosi Lagoni apparsi nel territorio di Monte Rotondo, per la inesausta loro produzione dell’acido borico. Inoltre i terreni del suo distretto migliorarono nella parte agraria, il paese molto più si popolò di famiglie comode, e la circostante campagna fu ravvivata da un numero progressivo di case coloniche, di poderi vestiti da vigne, da oliveti e da altre utili coltivazioni, sicchè fino dal principio del secolo attuale il naturalista Santi indicò Monterotondo qual modello in confronto al resto della Maremma sanese.
    All’Articolo MASSA MARITTIMA parlando dello stato agricola della Comunità di Massa, dissi (Vol. III pag. 165 e seg.), che fra gli abitanti del territorio comunitativo di essa città quelli che profittarono maggiormente dei provvedimenti governativi diretti a migliorare le condizioni fisiche ed economiche della Maremma, furono i contadini e i possidenti di Monte Rotondo, per opera dei quali orride selve e malsane boscaglie si videro cangiate in fruttiferi vigneti, in uliveti e in campi sativi, in guisa che nel solo suo distretto attualmente si contano da 170 poderi con case coloniche, mentre due secoli addietro essi non arrivavano alla dozzina.
    In vigore di tanta operosità, per ordine del Gran Leopoldo nel 30 settembre 1786 il magistrato civico di
    Monterotondo fu onorato di una lettera officiale della Regia Segreteria delle finanze, per dare a quegli abitanti (diceva la lettera) una dimostrazione del sovrano gradimento per la indefessa attenzione che hanno dimostrata e dimostrano avere per la coltivazione dei loro terreni.
    Alle quali industrie agrarie se n’è aggiunta da pochi anni una nuova, e tanto più fruttifera in quanto che non vi è concorrenza, che possa farla deperire, voglio dire, della ricca emanazione naturale dell’acido borico dai Lagoni di Monte Rotondo, e delle fabbriche per raccoglierlo,
  •   pag. 9 di 9
    le quali hanno già fornito al commercio qualche milione di libbre di detto acido. – Vedere LAGONI VOLTERRANI.
    Dell’
    Acqua forte acidula situata al di sopra de’Lagoni di Monte Rotondo; dell’Acqua detta delle Pelaghe pur essa acidula presso Vecchienna, due miglia distante da Monte Rotondo; e dell’Acqua salina del Lago dell’Edifizio, che trovasi circa miglia 2 e 1/2 a ponente della stessa Terra, furono indicate altrettante analisi chimiche dal Prof. Gius. Giuli nel Vol. IV della sua Storia naturale di tutte le Acque minerali di Toscana.
    La potesteria di Monte Rotondo è stata soppressa nel 1838 e riunita al Vicariato Regio di Massa.
    La parrocchia di S. Lorenzo a Monte Rotondo nel 1833 contava 1319 abitanti, dei quali 32 entravano nella Comunità delle Pomarance.

    MONTEROTONDO, e MONTERITONDO nella Val di Cornia. – Nel 1845 la parrocchia di Monterotondo contava 1725 Abitanti nella Comunità principale di Massa Marittima, ed una piccola frazione di 34 individui per
    Vecchienna entrava nel territorio comunitativo di Pomarance. – TOTALE Abitanti 1759.
Localizzazione
ID: 3148
N. scheda: 34390
Volume: 1; 3; 6S
Pagina: 808; 512 - 515; 160
Riferimenti: 19350, 23000, 53410, 53670
Toponimo IGM: Monterotondo Marittimo
Comune: MONTEROTONDO MARITTIMO
Provincia: GR
Quadrante IGM: 119-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1650981, 4778675
WGS 1984: 10.85755, 43.14733
UTM (32N): 651045, 4778850
Denominazione: Monte Rotondo, Monte Ritondo, Monterotondo - Cave di Marmi - Corte
Popolo: S. Lorenzo a Monterotondo
Piviere: S. Lorenzo a Monterotondo
Comunità: Massa Marittima
Giurisdizione: Massa Marittima
Diocesi: Volterra
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
  trova nel testo
 
  scarica scheda
  aggiungi note