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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Monte Argentaro, Promontorio Argentaro, Monte Argentario

 

(Monte Argentario)

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    ARGENTARO (MONTE e PROMONTORIO), Promontorium Cosae. Promontorium Telamonium. Mons Argentarus. – Monte colossale discosceso che scende in mare fra il lago e il litorale di Orbetello, a cui si congiunge per due istmi lunghi e angustissimi, il Tombolo e la Feniglia, nell’antica Diocesi di Sovana, dalla cui città è 30 miglia toscane a libeccio; nel Compartimento e 24 miglia toscane a ostro di Grosseto.
    Trovasi fra il grado 42° 22’ e 42°27’5° di latitudine e il grado 28°42’ sino al 28°45’ di longitudine. – Le sue radici isolate da ogni visibile montuosità girano un perimetro di circa 22 miglia, non comprese le due lingue di terra, ciascuna delle quali percorre dal Promontorio al lido un cammino di 4 in 5 miglia.
    L’Argentaro è occupato da un solo monte che ha due prominenze, la maggiore delle quali, la
    Cima delle tre Croci, si alza circa 900 braccia sopra il livello del mare, la più umile non oltrepassa le 500. Le diramazioni che scendono sino alla spiaggia sono altrettanti piccoli contrafforti che fanno corona al Promontorio, per cui esso offre da tutti i lati profondi vallette, seni e anse ingombre da scogliere isolate in mezzo al mare. I punti più frequentati e più sicuri sono quelli di Porto S. Stefano a settentrione e di Port’Ercole a levante. Forniscono pure opportuno riparo alle traversie di mare la Cala grande e la Cala maresca a occidente; Cala piatti e la Cala della Maddalena, a libeccio; le Cale d’Isola rossa e del Capo della Piana a ostro, e il Capo dell’Avvoltore a scirocco. Non vi è lido intorno al Promontorio che abbia minor fondo di 20 braccia, mentre alcuni
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    seni, per esempio quello di Calamaresca, pescano sino a cento braccia di fondo.
    Le torri della
    Maddalena, de’CannelliI, della Ciana e dell’Avvoltore servono di difesa e di segnale ai presidii di Port’Ercole e di Porto S. Stefano.
    Intorno la costa s’incontrano alcuni scogli staccati dalle rupi del Promontorio, di cui facevano parte, e caduti di là nel mare. I più considerabili sono
    l’isolotto presso Port’Ercole, quelli dell’Argentarola, dell’isole Argentina e Rossa dal lato d’ostro e libeccio.
    Siffatte scogliere, parte delle quali sono a fior d’acqua, rendono pericoloso l’abbordaggio del Monte Argentaro e l’ingresso nelle sue cale. Rutilio Numaziano, nel costeggiare intorno allo stesso Promontorio, si avvide di tale imbarazzo ivi esistente sino dall’anno 420 dell’Era volgare. Egli ne lasciò un’elegante descrizione nel seguente distico.

    Vix circumvehimur sparsae dispendia rupis
    Nec sinuosa gravi cura labore caret.
    (RUTIL. Itiner. Lib. 1)

    La fisica costituzione dell’Argentaro consiste specialmente in calcareo granoso e cavernoso, disposto in masse anzi che a strati, di tinta ora perlata, ora grigio-nerastra con screpolature e vene intarsiate di calcareo spatico e di solfuri metallici che lo attraversano in minute e irregolari ramificazioni. – Dall’ossidazione dei quali solfuri derivò probabilmente la formazione del gesso (solfato di calce) che costà si cava in alcuni seni della montagna.
    Incumbente alle summentovate rocce trovasi, nelle falde e sulle più alte pendici del Promontorio, una breccia calcareo-silicea, consimile al
    Verrucano del Monte Pisano; alla quale serve di cemento una soluzione quarzosa.
    Sembra servire di base al calcareo granoso, e a quello bolloso lo schisto talcoso setaceo di grana finissima e di un luccicore argentino. Questa roccia che abbonda in moltissimi luoghi del MonteArgentaro potè probabilmente con la sua apparenza illusoria indurre il volgo a dare il
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    nome d’Argentaro al Promontorio di Telamone.
    La serpentina, il gabbro e altre rocce magnesiache sono iniettate, quai potenti filoni, fra le suddette pietre nella costa occidentale ed anche nella parte superiore della montagna. Esse si palesano assai visibilmente più che altrove accompagnate dal
    Diaspro e dal Verrucano sulla riva del mare, dalla parte di Cala grande, nella piaggia del Pispino e alla salita della Carpina, dove il Brocchi segnalò la serpentina a contatto dello schisto talcoso sottostante al calcareo sublamellare, costituente la sommità del Promontorio (BIBLIOT. ITAL. Vol. IX).
    Fra i naturalisti più celebri che illustrarono il Monte Argentaro si contano, nel secolo decorso lo
    Spallanzani e il Santi, e nell’attuale il famoso Brocchi, cui succederono altri benemeriti geologi della nostra età, fra i quali meritano un posto distinto i Professori Nesti e Savi.
    L’aria di tutto il Promontorio, dal vertice sino alla base è elastica, asciutta e sanissima in tutti i lati. I suoi fianchi abbondano di sorgenti freschissime e ottime, di pascoli squisiti e aromatizzati da rare olezzanti piante, molte delle quali di un uso officinale e originarie di climi australi. Fra gli alberi di alto fusto si contano la palma minore, il carubbio, la sabina, il castagno, il frassino, la querce, il cerro, il leccio, l’olmo ec.; fra gl’arbusti, il lazzarolo, il lentisco, l’albatro, il mirto, il rosmarino, il nerio oleandro, le filarie, il caprifoglio, i citisi ec.; e intorno alle scogliere le agave americane, oltre una copiosa serie di piante annue medicinali.
    Le sue selve sono frequentate per la caccia dei lepri, degli istrici, de’caprioli e cignali, penetrati costà per la via degl’istmi; mentre il seno di mare rinchiuso fra la
    Feniglia e il Tombolo
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    costituisce il pescosissimo lago di Orbetello. – Vedere ORBETELLO.
    Nella parte occidentale del Promontorio sono celebri nella storia le Cetarie dei Domizi Enobarbi, ripristinate nei secoli moderni con la Tonnara presso il Porto S. Stefano.
    In una parola la natura ha qui formato tuttociò che desiderare si potrebbe per convertire in un emporio vasto e difeso da una vera Gibilterra toscana il seno interno ed esterno del monte Argentaro. Qua è fama che approdassero i primi Lidi, e qua posteriormente signoreggiò la potente famiglia Domiziana di Roma, quindi i Longobardi, cui subentrarono i monaci delle Tre Fontane e i Conti di Soana loro feudatari innanzi che vi mettesse piede la Repubblica senese, e dopo di lei i re di Spagna e di Napoli, dai quali finalmente il Monte Argentaro con i suoi Presidii tornò sotto il regime del suo naturale sovrano per Trattato di Firenze del 28 marzo 1801, confermato da quello generale di Vienna nel 1814.
    Fra li stabilimenti di pietà è divenuta celebre la casa di Ritiro dei Missionari Passionisti esistente sopra la più umile prominenza del Promontorio in luogo deserto e scosceso. (
    ERRATA: S. Vincenzio de Paolis) P. Paolo della SS. Croce fu l’autore di quel religioso Istituto, asilo di penitenza e di cortese ospitalità. – Vedere ORBETELLO e PORTO S. STEFANO.

    MONTE ARGENTARO,
    Comunità. – Cotesta Comunità nuova che abbraccia tutto il monte o promontorio omonimo nell'anno 1845 contava una popolazione di 3158 Abitanti, cioè:

    Portercole,
    Abitanti N° 508
    PORTO S. STEFANO,
    Capoluogo, Abitanti N° 2573

    Annessi

    Orbetello, dalla Comunità di Orbetello, Abitanti N° 77
    TOTALE
    Abitanti N.° 3158

    COMUNITA’ DEL MONTE ARGENTARIO. –
    Vedere MONTE ARGENTARO. – Questa Comunità nuova eretta nel 1841, nel 1845 contava 3158 abitanti, cioè:

    Port’Ercole,
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    Abitanti N.° 508
    Porto S. Stefano,
    Abitanti N.° 2573
    Annessi

    Orbetello; dalle Comunità di Orbetello, Abitanti N.° 77
    TOTALE
    Abitanti N.° 3158
Localizzazione
ID: 243
N. scheda: 3030
Volume: 1; 6S
Pagina: 127 - 128; 152, 278
Riferimenti: 42330
Toponimo IGM: Monte Argentario
Comune: MONTE ARGENTARIO
Provincia: GR
Quadrante IGM: 135-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1676250, 4697589
WGS 1984: 11.14278, 42.41216
UTM (32N): 676313, 4697763
Denominazione: Monte Argentaro, Promontorio Argentaro, Monte Argentario
Popolo:
Piviere:
Comunità: Porto S. Stefano
Giurisdizione: Porto S. Stefano
Diocesi: Sovana
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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